CHE COS'E' PREVENZIONE SERENA: DEFINIZIONE DI SCREENING


PREVENZIONE SERENA è il programma di diagnosi precoce dei tumori della mammella, del collo dell'utero e del colon retto messo a punto per tutelare la salute della popolazione.        
Questo programma nell'ambito dell'ASLAL è gestito dall'Unità di Valutazione e Organizzazione degli Screening.

Definizione di screening

Lo screening della popolazione è un programma di sanità pubblica che si rivolge ad una ben definita popolazione, considerata a particolare rischio per età o per altre caratteristiche, alla quale è attivamente offerto un test di facile esecuzione, innocuo, ripetibile, e facilmente accettabile, al fine di cogliere una malattia pre-tumorale o tumorale nelle sue prime fasi di sviluppo, in modo da garantire un tempestivo intervento terapeutico.

Un intervento precoce sarà limitato e conservativo e consentirà la risoluzione della patologia, aumentando le probabilità di guarigione completa.

Arrivare prima che un evento accada è l'obiettivo della diagnosi precoce: cercare e scoprire i segni iniziali di una malattia, facendo gli esami che permettono di trovare alterazioni che non si sono ancora manifestate né con segni palpabili, né con particolari sintomi. Pertanto un programma di screening ha l'obiettivo di diminuire la mortalità e l'incidenza di una neoplasia attraverso l'identificazione di tumori non sintomatici e permette di adottare in anticipo percorsi diagnostici e terapeutici, capaci di modificare l'evoluzione della malattia in maniera significativa.

Lo screening quindi non è mai diagnostico perché nel sistema screening il rapporto utente/struttura è invertito, in quanto la struttura si rivolge all'utente che fa parte della popolazione bersaglio, a prescindere da uno stato di necessità.

Gli screening per i quali è stata dimostrata scientificamente l'efficacia nel ridurre il rischio di morte per tumore sono: Questo programma è organizzato e gestito dall’Unità di Valutazione e Organizzazione degli Screening dell'ASL AL di Ovada, attraverso “Prevenzione Serena”. Esso è inserito nei networks europei dei programmi di prevenzione per questo tipo di tumori e collabora con la Regione Piemonte, le Aziende Sanitarie piemontesi, i Comuni, l’Ordine dei medici, la F.I.M.M.G. e le Facoltà di medicina piemontesi.

Prevenzione serena” ambisce a garantire alla popolazione piemontese un programma di screening di qualità, adottando protocolli nazionali ed europei, sia per l’organizzazione, sia per le procedure di diagnosi e l’eventuale terapia. Si tratta di un programma di screening organizzato, in cui tutte le fasi del processo sono sottoposte a rigorosi controlli di qualità. Le persone ricevono una lettera di invito personalizzata, che contiene un appuntamento prefissato, eventualmente modificabile: in caso di mancata adesione viene inviato un sollecito.
 
 
 
 
 
PAP TEST E TEST HPV per il tumore del collo dell’utero
 
Con il programma “Prevenzione serena” ogni donna tra i 25 e i 64 anni riceve a casa una lettera del suo medico di famiglia con indicazione di data, orario e sede del suo appuntamento personale per l’esecuzione di esami per la prevenzione del tumore del collo dell’utero.
I test di screening offerti da Prevenzione Serena sono:
  • il Pap test
  • il test per la ricerca del DNA di papillomavirus umano (test HPV).
 
Per le donne tra i 30 e i 64 anni è stato introdotto il test HPV, che a partire da gennaio 2015 ha sostituito gradualmente il Pap test come test primario di screening. La ricerca scientifica ha dimostrato che per le donne tra i 30 e i 64 anni lo screening con test HPV è più efficace dello screening basato su Pap test in quanto consente di individuare con maggiore anticipo eventuali lesioni pre-tumorali. Di conseguenza l’intervallo di tempo tra un test HPV negativo e il
successivo è di 5 anni.
 
Il test HPV
Per le donne tra 30 e 64 anni il test HPV è il test raccomandato per prevenire il tumore del collo dell’utero. L’esame è effettuato da personale qualificato, richiede poco tempo ed è, in genere, indolore. Dopo aver evidenziato il collo dell’utero con un divaricatore, si passa una piccola spatola e/o uno spazzolino sul collo dell’utero per raccogliere alcune cellule della mucosa. Il materiale prelevato viene immerso in un liquido e sottoposto ad un esame di laboratorio che ricerca il DNA dei tipi di papillomavirus umano (HPV) ad alto rischio, che possono causare lo sviluppo del tumore del collo dell’utero. L’utilizzo di materiale monouso garantisce le condizioni di sicurezza igienica.
 
Se il pap test o test HPV risultano negativi, il risultato dell’esame sarà comunicato con lettera direttamente alle interessate.
 
Nel caso di positività del pap test, la donna viene invitata ad eseguire una colposcopia tramite nuova lettera (con appuntamento prefissato e modificabile presso il reparto di ginecologia dell’Ospedale afferente alla sua residenza) o telefonicamente dal personale dell’UVOS. Gli approfondimenti diagnostici e gli eventuali trattamenti sono sempre garantiti a tutte le donne e prevedono protocolli di terapia e follow-up delle lesioni preinvasive e invasive. L’eventuale trattamento è preceduto da un’adeguata informazione alla paziente, oltre che da un’opportuna verifica istologica effettuata durante l’esame colposcopico, e offrono la procedura più conservativa possibile, limitando l’uso dell’isterectomia a casi eccezionali.
 
Se invece il test evidenzia la presenza dell’HPV ad alto rischio (HPV positivo), le cellule, già prelevate, verranno esaminate al microscopio (Pap test). Se il Pap test non evidenzia anomalie, sarà invitata ad effettuare un test HPV a distanza di un anno per capire se c’è ancora l’infezione. Questo perché la grande maggioranza delle infezioni regredisce spontaneamente (oltre il 50% nel corso di un anno e circa l’80% in due anni). Se invece il Pap test evidenzia anomalie, sarà invitata a fare una colposcopia di approfondimento.
 
 
Screening mammografico
Per quanto riguarda lo screening mammografico il programma di Prevenzione Serena propone una mammografia bilaterale ogni due anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) partecipare allo screening mammografico      
riduce del 35% la probabilità di morire per cancro alla mammella.     
In questi casi, oltre ad assicurare una corretta informazione e controlli di qualità rigorosi, va utilizzata la mammografia con doppia proiezione e doppia lettura, ogni 12 mesi. La lettura delle mammografie deve essere eseguita in doppio da radiologi esperti.
Nel caso di esito negativo, la donna riceverà il risultato a casa tramite lettera, mentre nel caso di positività, viene richiamata telefonicamente alla sessione di approfondimento da personale qualificato dell’UVOS, avendo cura degli aspetti psicologici e di comunicazione. L’approfondimento diagnostico deve avvenire unicamente nel Centro previsto dal progetto di screening. Inoltre alla sessione di approfondimento generalmente partecipa un chirurgo del centro di riferimento.     
 
 
Tumore colon-retto
Infine per quanto riguarda i tumori colorettali è importante sottolineare come in Italia i tumori del colon retto siano un rilevante problema sanitario e si collochino al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra le donne. In entrambi i sessi, l’incidenza è aumentata tra la metà degli anni ottanta e gli anni novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Riguardo alla sopravvivenza, l’Italia è in linea con la media europea: 49% per gli uomini e 51% per le donne.
Lo screening del tumore colorettale mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori.

Pertanto lo screening del tumore colorettale ha due possibili obiettivi:
  • l’identificazione in fase precoce delle forme neoplastiche invasive
  • la rimozione terapeutica dei polipi adenomatosi, un intervento capace di interrompere la storia naturale della malattia, impedendo la possibile progressione da adenoma a cancro

Oggi, il metodo scelto come test di screening di primo livello del CCR è la ricerca del sangue occulto nelle feci (FIT) offerto con cadenza biennale fino ai 69 anni.
Lo screening basato sulla ricerca del FIT ha lo scopo di identificare prevalentemente, anche se non esclusivamente, i tumori invasivi, mirando quindi a ridurre la mortalità per neoplasia colorettale.
L'adozione di un test immunologico da somministrare per un solo giorno e che non richiede alcuna restrizione dietetica, può favorire l'adesione dei soggetti invitati.

Prevenzione Serena invita le persone che rientrano nella popolazione target del programma con una lettera firmata dal medico di famiglia. Nella lettera per il FIT sono contenute le indicazioni per il ritiro del materiale per l'esecuzione del test.

La persona invitata al programma FIT che decida di aderire deve semplicemente ritirare gratuitamente presso una farmacia il kit per la sua realizzazione e riconsegnarlo in una delle farmacie aderenti al Programma di Prevenzione Serena.   
Il test è di semplice esecuzione e si effettua nella propria abitazione.
I campioni fecali sono stabili a temperatura ambiente per un massimo di 4 giorni, in ambiente refrigerato (4 °C) per almeno 7 giorni.

In caso di esito negativo, verrà inviata una lettera di risposta, successivamente, dopo due anni verrà inviato un nuovo invito.

I pazienti positivi saranno invece essere contattati e informati della necessità di ulteriori approfondimenti (Colonscopia totale).

Il paziente al termine dell’esame verrà consegnato un referto con le conclusioni diagnostiche, le eventuali terapie conservative effettuate e il consiglio per ulteriori controlli o terapie.

La colonscopia totale (CT) è dunque nello screening l’esame di approfondimento nei soggetti risultati positivi al test di primo livello (FIT).       
Attualmente la CT non è impiegata come test di screening di primo livello, se non in progetti pilota ancora in corso. Finora non è mai stato dimostrato che la CT, come test di screening di primo livello, sia efficace nel ridurre la mortalità per CCR. Ci sono però alcune evidenze indirette che sembrano indicare che questa strategia possa ridurre dal 76 al 90% l’incidenza del tumore. Tuttavia, in nessun Paese sono stati avviati screening di questo tipo, a parte esperienze di dimensioni limitate: ci sono infatti molte difficoltà nel realizzare un programma di screening basato sulla CT, in termini di fattibilità, accettabilità e frequenza di complicazioni gravi.

Abbiamo raccolto le domande più frequenti relative al "Progetto Screening", tramite le quali approfondiremo alcuni punti specifici dell'iter che segue il nostro Servizio.            
 

Ultimo aggiornamento: 24/10/23