Progetto DRINK NO AL-COOL

Valenza, venerdì 20 settembre 2013

VALENZA - DRINK NO AL-COOL 2013
 
 
Non c’è crescita senza esercizio di libertà.
L’età adolescenziale per molti ragazzi è
il periodo dell’opposizione, delle sfide e delle trasgressioni
in cui sperimentano comportamenti al limite,
che si traducono in molteplici “prese di rischio” …
È importante che i ragazzi non siano lasciati soli,
che –individualmente e in gruppo- trovino i necessari sostegni,
siano aiutati a imparare dagli eventuali errori e, soprattutto,
sia tenuto aperto un confronto con il mondo adulto
che non si presenti come incoerente e ipocrita.
don Luigi Ciotti – Gruppo Abele di Torino
 
 
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante se si considera che l’OMS raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol al di sotto dei 16 anni di età .
L’alcol, a differenza degli altri principali fattori di rischio, gode di un’accettazione sociale e di una familiarità e popolarità legate alla cultura italiana del bere, che pone il consumo del vino come componente quasi inseparabile dell’alimentazione.
Bere è “normale”, lo si vede nella vita quotidiana come nella fiction televisiva.
Se poi si considera l’immagine che i media danno delle sostanze alcoliche, ci si può rendere facilmente conto dell’attrazione che tali sostanze hanno sui ragazzi.
Fatta eccezione delle campagne pubblicitarie contro l’uso di alcolici per chi guida, la pubblicità delle bevande alcoliche, anche se in diminuzione in quanto a frequenza, cerca di mettere in evidenza sempre e comunque solo gli aspetti positivi del bere (il brandy che crea l’atmosfera, gli aperitivi che suscitano simpatia, i superalcolici che invitano alla sensualità, ecc.).
 
 
Lo stile del bere giovanile, non più inteso in un contesto comunitario  bensì in una “cultura da sballo” o di prestazione (lontano dai pasti, dal controllo sociale, grandi quantità, in modo occasionale), diventa un modello su cui riflettere e da non sottovalutare.
Tale dato avvicina sempre più strettamente l’alcol alle altre sostanze psicoattive, anche se nell’immaginario giovanile tali comportamenti non sono per niente avvertiti a rischio: il rapporto con le sostanze alcoliche, anche nell’abuso, è considerato normale e non problematico. Lo dimostra il candore con cui spesso i ragazzi ne parlano, per loro è la cosa più naturale del mondo, fuori da ogni logica di richiesta di
aiuto.
La cultura del bere attualmente diffusa tra i giovani segue sempre più frequentemente standard orientati verso modelli di “binge-drinking”, di abuso concentrato in singole occasioni.
Poiché l’alcol è parte integrante della cultura adulta, la trasgressione non può realizzarsi attraverso il consumo in sé, ma oltrepassando i limiti socialmente accettati.
I giovani , gli adolescenti non sono molto inclini per natura al conformismo, agevolare tale inclinazione e incoraggiare in questo caso un sano anticonformismo può contribuire a far emergere e maturare la loro personalità e ad evitare di attribuire all’alcol un “valore” che non ha.
I giovani a volte hanno bisogno di essere provocati sulla sbandierata capacità di prendere la vita e le scelte nelle proprie mani.
Nel caso dell’alcol i percorsi di prevenzione con i giovani e gli adolescenti sono più difficili e complessi .
Una prima ragione è la percezione di come la prevenzione remi controcorrente rispetto ad una cultura dominante un po’ semplicistica, che sottovaluta i rischi connessi all’uso di alcol.
Infine, la prevenzione si scontra contro un bombardamento culturale, dove assumere alcol dà un contributo significativo per la propria realizzazione, dove i luoghi di incontro giovanili sono diventati principalmente i bar e i pub, e dove “il rito dell’aperitivo” o del consumo dialcol diventa l’occasione per relazionarsi e stare “bene” insieme.

Ultimo aggiornamento: 01/10/13