Premessa


L'esigenza di conciliare crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo ha iniziato a farsi strada a partire dagli anni '70, in seguito all'avvenuta presa di coscienza del fatto che il concetto di sviluppo classico, legato esclusivamente alla crescita economica, avrebbe causato in breve tempo il collasso dei sistemi naturali. Il concetto di sostenibilità implica la capacità di un processo di sviluppo, mirante asupportare nel corso del tempo la riproduzione di un capitale mondiale costituito dal capitale economico, sociale e naturale.

La definizione più diffusa è quella fornita nel 1987 dalla Commissione Indipendente sull'Ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development) secondo la quale:"L'umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì  che esso soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro".

In tale ottica, la sostenibilità non è nulla di statico e immutabile ma è un processo continuo di coniugazione tra sviluppo Ambientale, Economico e Sociale, poiché continua è la capacità dell’ambiente di essere per noi fornitore di risorse, recettore di rifiuti e fonte diretta di utilità.
Tra le fonti rinnovabili conosciute, come l’eolico e il solare, le bioenergie rappresentano il comparto con le maggiori potenzialità di sviluppo, dal momento che, grazie alle diverse tecnologie a disposizione, possiamo ottenere allo stesso tempo produzione di energia elettrica, produzione di energia termica, produzione di ammendante organico e soprattutto un totale utilizzo e reimpiego della materia prima di partenza.

Quello che ci permette di arrivare a tali produzioni bioenergetiche è l’Impianto a biomassa, alimentato con matrici liquide (reflui zootecnici, reflui industriali e agroindustriali, fanghi di depurazione) e solide( colture vegetali dedicate, scarti della manutenzione boschiva, scarti dell’industria del legno, FORSU –frazione organica dei rifiuti solidi urbani, S.O.A. –sottoprodotti di origine animale). Gli impianti possono essere riforniti da un’unica azienda agricola e zootecnica o da più aziende riunite in un unico consorzio, o ancora da più aziende agricole e più aziende zootecniche. Nel primo caso (unica azienda o consorzio) gli impianti non necessitano di alcun riconoscimento comunitario previsto dal regolamento CE 1069/2009, mentre nel secondo caso (più aziende agricole o zootecniche) tale regolamento è da rispettare.

Naturalmente, il tutto è organizzato, sorvegliato e disciplinato da una lunga serie di norme di cui si riportano le principali:

  • Reg CE 1069/2009
  • Reg UE 142/2011
  • Reg UE 294/2013
  • Dlgs. 75/2010- Riordino e revisione della disciplina dei fertilizzanti;
  • Dlgs. 152/2006- Norme in materia ambientale;
  • Dlgs. 387/2003- Direttive sui rifiuti;
  • DM 10 settembre 2010- Linee guida sulle autorizzazioni agli impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili;
  • Norme Regionali e Provinciali.
Dalla lavorazione eseguita all’interno degli impianti si ricava energia elettrica da immettere nella rete, acqua calda utilizzata in parte per il riscaldamento del digestore e in parte per il riscaldamento delle strutture limitrofe (uffici e abitazioni), e inoltre il cosiddetto “digestato”, ovvero il materiale fermentato di origine vegetale e animale (SOA), che può essere utilizzato come ammendante agricolo. Esso ci appare stabile, inodore, organico e ricco di NPK, e presenta numerosi vantaggi, quali la distribuzione in pieno campo di materiale stabilizzato e igienizzato e l’apporto di sostanza organica ed inorganica. Sisostituiscono così i concimi di sintesi e si riducono le emissioni di gas serra.
Soltanto in caso di mancato rispetto delle norme concernenti lo spandimento in campo e delle norme relative alle migliori tecniche lavorative, è possibile incorrere in eventuali effetti negativi, quali la perdita di nitrati nelle acque sotterranee, le emissioni di ammoniaca nell’atmosfera, presenza di patogeni all’interno dei digestati.