3 - Il progetto interaziendale nel settore di produzione pneumatici - Marina Ruvolo, S.Pre.S.A.L. ASL 20 Alessandria e Tortona

Nel 2002 la  Regione Piemonte con una D.G.R. ha emanato un bando per la presentazione e l’esecuzione di piani di comparto nelle industrie della regione con l’intento di stimolarne la realizzazione da parte delle ASL.
 
Nel campo dell’Igiene e Sicurezza sul Lavoro i piani di comparto costituiscono un modello consolidato per la valutazione e il controllo dell’esposizione a fattori di rischio in ambiente di lavoro. Essi consistono nell’analisi approfondita di rischi e soluzioni in alcune imprese emblematiche per tipologia e impianto e nell’estrapolazione da questa di soluzioni e piani per le altte consimili nei territori.
 
 Coniuga quindi il valore di un approccio di intervento sistematico sulle industrie appartenenti ad un medesimo settore produttivo e permette agli operatori dei Servizi di Prevenzione di acquisire, nel corso del suo svolgimento, una approfondita conoscenza delle problematiche preventive relative, essenziali per ottenere un quadro dettagliato dei fattori di rischio cui è esposta la popolazione occupata nelle aziende incluse, sulla cui base intervenire per ridurre  le esposizioni potenzialmente dannose.
 
Il notevole impegno di risorse umane e finanziarie necessario alla realizzazione dei piani di comparto richiede, tuttavia, che questi progetti siano preceduti da una dettagliata analisi dei bisogni dei lavoratori dell’area geografica considerata, basata su informazioni demografiche e sanitarie disponibili per quella popolazione, sulle caratteristiche della struttura produttiva del territorio in cui essa risiede, sulla presenza di rischi associati e sugli specifici danni provocati dall’esposizione a tali rischi. In altri termini è necessario individuare uno o più settori produttivi, nei quali sarebbe massima la ricaduta di un intervento di controllo sistematico dei rischi, in termini di riduzione della patologia correlata al lavoro.
 
Dall’analisi delle fonti informative dell’INAIL sulla struttura produttiva presente nei territori delle ASL di Cuneo, Alessandria e Settimo torinese  si è a suo tempo evidenziato come le aziende operanti nel comparto della gomma, pur di numero non elevato, impiegavano un rilevante numero di addetti, con una proporzione di circa il 7% sul totale degli occupati nel territorio delle tre ASL.
 
Nonostante la proporzione di aziende e di addetti relative al settore in queste ASL fosse  inferiore a quelli di altri settori, si è giudicato prioritario un intervento di comparto nel settore della produzione di manufatti in gomma per la valutazione e la riduzione dell’esposizione ad alcune sostanze in esso impiegate, sia per la diffusa esposizione degli addetti di tale comparto a tali sostanze, sia per la gravità delle patologie che queste sono in grado di provocare   sia per la disponibilità di mezzi tecnici e organizzativi esistenti correntemente per il controllo di tali esposizioni.
 
Era inoltre emblematico di un intervento mirato nel campo del rischio cancerogeno che vede, tra l’altro solo oggi, con il decreto sui Registri esposti, la conclusione dell’iter iniziato con il Titolo V della 626.
 
In precedenza , nell’anno  2000 gli Spresal delle stesse ASL avevano presentato un progetto di ricerca finalizzata alla Regione, volto a studiare l’esposizione al rischio chimico nel settore di produzione pneumatici. Dato il ristretto finanziamento concesso al programma,  si era stabilito di predisporre in quella fase un progetto di fattibilità e di documentazione, basato in particolare sulle priorità:
  • definizione delle metodologie di monitoraggio degli inquinanti organici nelle attività di preparazione mescole e nella vulcanizzazione
  • monitoraggio e valutazione dell’esposizione a solventi nel confezionamento dei pneumatici
 
 Questo ha permesso alle ASL 7, 15 e 20, con il supporto tecnico dell’Area Ambienti di Lavoro dell’ARPA, lo studio del ciclo produttivo, delle sostanze presenti, la valutazione dell’esposizione ad alcuni agenti chimici, la messa a punto di metodiche di campionamento ed analisi per l’indagine nelle aziende di produzione pneumatici.
 
Pertanto, il piano di comparto su cui oggi riferiamo si inserisce in continuità col precedente progetto di ricerca finalizzata ed all’attività istituzionale dei Servizi di Prevenzione delle ASL.
 
Gli stabilimenti di produzione oggetto dell’intervento sono 4 , due di essi sono localizzati a Settimo Torinese, uno a Cuneo e l’altro ad Alessandria.
 
Le tipologie di produzione presenti riguardano pneumatici per autovetture, per veicoli industriali e per aerei.
 
In totale il numero dei lavoratori occupati in tali unità produttive è circa 5000.
 
La valutazione integrata dei dati bibliografici, della disponibilità di metodiche analitiche,
delle evidenze emerse all’atto dei sopraluoghi e della possibilità di adottare sistemi di prevenzione ha fatto si che si scegliesse di operare nei reparti di vulcanizzazione al fine di valutare l’efficacia dei sistemi di aspirazione e di ventilazione, tenendo anche conto della possibilità di confrontare cicli di lavorazione molto simili e soluzioni di bonifica reali.
 
   Ci siamo avvalsi in questo contesto della consulenza del Dipartimento di Chimica e Materiali del Politecnico di Milano , in particolare per la parte relativa all’individuazione delle soluzioni per la gestione dei sistemi di ventilazione e aspirazione localizzata.
 
Le attività svolte nelle varie fasi del progetto, come vedremo, hanno riguardato inizialmente l’analisi dei cicli produttivi e delle tecnologie esistenti, attingendo agli archivi degli Spresal e dell’Arpa.
 
Successivamente il progetto è stato presentato alle singole aziende da parte degli operatori dei servizi , alla presenza del direttore di stabilimento e del suo staff e degli RLS.
 
In tali incontri si è avuto modo di spiegare l’impianto della ricerca, le metodologie con cui si intendeva procedere, ma soprattutto è stata l’occasione per intavolare con le Aziende ed i rappresentanti dei lavoratori quella collaborazione indispensabile alla partecipazione ed al buon esito degli interventi in campo occupazionale.
 
La fase successiva è stata caratterizzata dalla richiesta della documentazione formale , planimetrie, schede di sicurezza, elenco sostanze e quantitativo utilizzato, numero addetti, organizzazione del lavoro, risultati dei monitoraggi più recenti e valutazione del rischio chimico ex-L.25/2000.
 
Si è quindi passati all’analisi del materiale fornito.
 
Contestualmente si provvedeva ad eseguire una ricerca bibliografica sui metodi di valutazione dell’esposizione e sulle migliori tecnologie disponibili.
 
Si passava quindi ai sopraluoghi presso le aziende, durante i quali, a mezzo di check list predisposte, si acquisivano ulteriori informazioni, risultate fondamentali per indirizzare l’intervento.
 
Quindi sono stati eseguiti i monitoraggi ambientali e sono state acquisite le misurazioni utili a caratterizzare i flussi di emissione ed individuare i parametri necessari alla definizione delle portate  anche attraverso le misure  delle temperature alle diverse quote sopra le presse ed alle dimensioni degli impianti  analizzati.
 
   Si è proceduto anche al campionamento di materie prime per la loro caratterizzazione qualitativa.
 
   I risultati sono stati analizzati e per ogni stabilimento sono state redatte specifiche relazioni che contenevano i risultati dei monitoraggi effettuati e le indicazioni impiantistiche per contenere le emissioni e di conseguenza le esposizioni.
 
Le risultanze ci dicono che In tutti gli impianti le situazioni sono migliorabili, in alcuni casi anche con piccoli interventi di miglior confinamento delle presse, in altri con interventi strutturali, ma possibili e doverosi.
 
Infine , presso  ogni singola azienda , è stato ripetuto con gli stessi soggetti con cui si era interloquito nella fase iniziale, un incontro di restituzione dei risultati dell’intervento e per dare indicazioni sulle possibili azioni di miglioramento da intraprendere.
 
Le conclusioni a cui si è pervenuti hanno costituito per i servizi lo strumento per   procedere alla fase prescrittiva, con cui si è provveduto, con atto formale, ad indicare  come procedere per eliminare le inosservanze riscontrate e per migliorare l’ambiente di lavoro..
 
In un caso sono state impartite prescrizioni relative agli articoli 20 del DPR 303/56 e 374 del DPR 547/55 nonché all’art. 4 comma 2 del D.Lgs 626/94.
 
Negli altri casi il percorso è ancora in atto, i servizi con una  disposizione hanno richiesto un programma di interventi comprensivo dei tempi di attuazione e, sulla base di questo, definiranno gli ulteriori atti da intraprendere.
 
Il progetto iniziato nel mese di ottobre del 2003 si è concluso nel mese di dicembre del 2006 e dal punto di vista organizzativo ha impegnato i tre servizi e l’Arpa in modo ciclico anche a causa di lungaggini burocratiche  per l’acquisizione delle risorse strumentali necessarie all’indagine e dalla scarsa collaborazione dei laboratori centrali ARPA.
 
Una volta acquisita la strumentazione è partita la campagna dei monitoraggi nei singoli stabilimenti che hanno occupato gli operatori dei tre servizi e dell’Igiene Industriale.
 
Sono stati necessari incontri per  definire le modalità di intervento; ciò ha permesso un confronto molto proficuo tra gli operatori e la pianificazione delle azioni da intraprendere, cosa che è proseguita senza particolari intoppi.
 
Il rapporto con le aziende, sia per quanto riguarda la direzione e lo staff tecnico, sia per quanto riguarda gli RLS, è stato molto costruttivo. Per questi ultimi i servizi sono stati un interlocutore di riferimento durante tutta la durata delle attività legate al progetto .
 
Già durante i sopraluoghi e la prima fase di acquisizione di informazioni fornire, da parte delle aziende, i dati sulle aspirazioni, ha permesso di rivedere e migliorare fin da subito ciò che poteva essere oggetto di modifiche immediate, e questo è da annoverare tra i risultati positivi già ottenuti dall’ intervento.
 
Complessivamente il piano di comparto svolto ha soddisfatto le nostre aspettative e si è confermato come una tipologia di intervento che ha consentito a noi operatori di approfondire le conoscenze relative al settore onde poter dare alle aziende indicazioni puntuali a risolvere le problematiche esistenti per ridurre l’esposizione dei lavoratori ai rischi presenti in quegli ambienti
 
Un metodo ed un modello di lavoro da proseguire ed estendere.

Marina Ruvolo

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Ultimo aggiornamento: 21/12/11